Sinossi

La storia della Ferrania, la fabbrica delle pellicole impiantata in un piccolo borgo dell’entroterra ligure, ha compiuto cento anni.

È al tempo stesso la storia di un enorme stabilimento, di una società, di un marchio, di un territorio: un’intera vallata coinvolta nella chimica del fotosensibile, generazioni di uomini e donne che, al buio, hanno creato rullini fotografici, pellicole cinematografiche, radiografie, lastre per la stampa.

Su pellicola Ferrania è impressa la storia del cinema italiano tra gli anni ‘30 e gli anni ‘60: Pasolini, Rossellini, Fellini, Lattuada e molti altri autori hanno usato la Pellicola Ferrania per i loro capolavori.

Una fabbrica tecnologicamente avanzata, racchiusa dentro palazzi di gusto liberty, circondata dai villaggi operai, attraversata dal fiume Bormida e lambita dalla ferrovia, immersa fra i boschi dell’Adelasia.

Alessandro Marenco è uno dei tanti che ha cominciato a lavorare a Ferrania pensando che sarebbe durata per sempre.

Nel giugno del 2008, 20 anni dopo il suo primo giorno di lavoro, decide di andare in fabbrica, durante il turno di notte, con una telecamera. Quella che filma è l’ultima stesa. Ferrania, è entrata in una crisi irreversibile che porterà lo stabilimento al fallimento nel giro di pochi mesi.

Oggi Alessandro lavora ancora di notte, fa il panettiere, ma la sua vocazione è quella dell’affabulatore e il suo interesse principale è il territorio della Val Bormida. La storia di Ferrania lo riguarda profondamente, e con tenacia si occupa di farla conoscere, raccogliendo testimonianze e frugando negli archivi.

In questa missione non è solo, la sua voce ci porta a conoscere Andrea Biscosi e Alessandro Bechis. Anche loro come Marenco cercano tracce, segni, ricordi. Non è una operazione dettata dalla nostalgia, ma dalla ricerca di una identità, di un senso, di un percorso.

Tre personaggi, tre diverse chiavi di accesso a una storia ricca, complessa e stratificata; una storia industriale unica.

L’immagine fotosensibile in pochi anni è stata sostituita da quella digitale e questa senza dubbio è una delle cause della fine di Ferrania. Nel nostro racconto invece i diversi formati si intrecciano, i linguaggi si mescolano in una convivenza possibile di tecnologie, materie e colori che dialogano tra loro e ci raccontano qualcosa.
Scoprendo Ferrania si scoprono le storie delle persone che ci hanno lavorato, le aspettative, i sogni, le pratiche sociali, le passioni, i successi e i fallimenti.

Ogni linea narrativa si mescola con le altre nella complessità di una realtà che non si può descrivere nella sua interezza, ma va esplorata nella sua frammentarietà, traendone soprattutto sensazioni, riflessioni e suggestioni piuttosto che risposte.